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CENTRO BUDDHISTA LOKANATHA

Centro di meditazione per la pratica e l'insegnamento buddhista.
Puñña (Meriti)

La forza spirituale, la fermezza e il coraggio si possono coltivare, ma non si tratta di qualità interiori che riguardano l’‘io’, il successo o l’attaccamento. Il risultato naturale della buona pratica è che, col tempo, si sviluppa una certa chiarezza della mente, una certa obiettività, una certa leggerezza nel cuore. E’ proprio questo il risultato della buona pratica. L’ esperienza può essere vista in un altro modo e cioè valutando che questi buoni risultati sono puñña o meriti che derivano dalla buona pratica. L’intera pratica del Dhamma riguarda l’abbandono dell’egoismo. Naturalmente se realizzando un punto di vista egoistico ci poniamo il problema di come acquisire più meriti, per poterci divertire di più e per avere una vita migliore, allora non otteniamo assolutamente alcun merito perché siamo partiti da presupposti sbagliati.
L’ esperienza deve venire da una genuina assenza del sé che, in sostanza, è quello che viene affrontato nella pratica del Dhamma. Ciò che unisce coloro i quali preferiscono meditare e quelli che preferiscono coltivare le buone qualità, è il fatto che in entrambi i casi si coltiva la mancanza di un ‘sé’. Se meditiamo con una prospettiva ‘egocentrica’ non otteniamo meriti; abbiamo invece la sgradita possibilità di entrare in stati mentali molto oppressivi, di diventare ossessivi, nevrotici, fanatici o arroganti. In questo modo non si compie una pratica che arricchisce il cuore, ma si coltiva semplicemente un altro atteggiamento meschino.

Venerabile Ajahn Sucitto
https://santacittarama.org/2019/08/12/punna-meriti/



​L'importanza della gratuità nella pratica spirituale
La pratica spirituale è un diritto fondamentale di ogni essere umano, che dev'essere garantito a tutti. Il suo accesso da parte del singolo, dev'essere svincolato dai limiti materiali ed economici. Se deve sorgere un'organizzazione, essa deve avvenire al fine di rendere questa possibilità reale.

Tuttavia la realizzazione di iniziative organizzate implicano necessariamente dei costi, che in una realtà che si voglia dire spirituale e più specificamente buddhista, devono essere affrontati in modalità e atteggiamento coerenti allo spirito della pratica. Nella tradizione buddhista questa modalità è conosciuta come dana. Essa non è da intendersi, come un mero contributo di partecipazione, non soggetta a un prezzo, bensì a una vera preghiera, una riflessione circa il senso del nostro vivere con gli altri all'insegna della saggezza, compassione e condivisione.

Secondo la tradizione buddhista infatti,  al monaco va garantita l'ospitalità (vitto e alloggio) in segno di gratitudine e per supportarne lo sforzo (condividendone i meriti) e lo stretto necessario per la sua sussistenza immediata, che è cosa ben diversa da un compenso, la cui determinazione "sintetica" prende in considerazione fattori esterni alla semplice dinamica dell'insegnamento.
​

​La sussistenza, da problema, diviene così, un'occasione di pratica e riflessione comune. Un'occasione per riflettere sull'insegnamento del "retto mezzo di sostentamento". Un modo per imparare a vivere e fare le cose con gli altri, secondo modalità improntate su principi di condivisione e compassione.
E' per questo che tutte le nostre iniziative sono possibili grazie alla generosità e al contributo dei praticanti.

La gratuità e la generosità non sono un attaccamento ideologico o moralistico, sono fattori funzionali allo sviluppo autentico della pratica spirituale.


La generosità ci libera dall'attaccamento
La scelta di essere coerenti alla tradizione e alla pratica, ci permette di vivere nella nostra realtà, come una comunità  libera dal condizionamento sociale di ragionare in termini di: prezzo, servizi e benefici da acquisire dietro compenso, bensì di ragionare in una logica di condivisione e assunzione di responsabilità.
Ne deriva che tutte le iniziative non sono prestazioni "professionali", ma testimonianza di virtù sorte dalla pratica personale.
Di conseguenza, la condivisione del Dhamma da parte di chi ha maturato un'esperienza, non puo' che non essere intesa come un lavoro e non può che essere gratuito.
E' cosi che il solo accedere, frequentare e condividere una realtà, un Centro cosi fondato, e usufruirne l'ospitalità, con consapevolezza di quanto detto sopra, è di per sé una pratica, che vuole alleggerirci dai condizionamenti sociali ed economici che ben informano la nostra vita e prepararci a un lavoro più profondo. La generosità dell'altro offre al praticante di sviluppare nel proprio cuore un senso profondo di interconnessione che si esprime in un sentimento di autentica gratitudine. E' cosi che sospinto e incoraggiato da questa chiara comprensione che il lavoro su di sè spontaneamente al contempo con l'altro.

Così l'insegnamento di certe virtù e valori si dimostrano subito come possibili per tutti e di per sè incoraggiano ad impegnarci nella pratica dell'insegnamento, con fiducia e determinazione.

​La donazione come pratica.
​
Tutte le attività sociali si sostengono grazie alla liberalità e alla generosità dei praticanti e dei soci. Tutte le attività sono svolte in spirito di volontariato. 

​Dana, il contributo consapevole, generoso e volontario, possono essere di natura economica o non economica. In entrambe le circostanze è importante comprendere le intenzioni, osservare lo svolgimento dell'azione e verificarne gli effetti finali. Agire con questa attenzione e presenza mentale, è parte importante dell'addestramento nella quotidianità e apporta benefici nella meditazione e nella stabilizzazione della mente.
Invitiamo gli amici nella pratica a dedicare, dopo aver lasciato l'offerta,un attimo di raccoglimento e di riflessione, per rendere il gesto pienamente consapevole e un'attività di pratica formale, concludendola con un gesto di gratitudine tradizionale, l'anjali (portare le mani giunte davanti al cuore).

​E' possibile riflettere in queste circostanza su queste parole:


​"Come l'acqua piovana,
caduta su una collina
scorre a valle,
cosi possa quanto è qui offerto
andare a beneficio dei trapassati".

"Come i fiumi pieni d'acqua
riempiono l'oceano,
così possa quanto è qui offerto
andare a beneficio dei trapassati".


Unname udakaṃ vaṭṭhaṃ yathā
ninnaṃ pavattati
evameva ito dinnaṃ
petānaṃ upakappati.

Yathā vārivahā pūrā
paripūrenti sāgaraṃ
Evameva ito dinnaṃ
petānaṃ upakappati.


Sadhu,sadhu, sadu!​
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​C.F. 91105090681
Centro Buddhista Lokanatha
via Tiburtina Valeria 330/1, 65128, Pescara.
​Tel. +39 347 299 49 02 
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