La storia è tratta dal Jataka, una raccolta di più di 500 storie che raccontano storie sulle vite anteriori del Buddha. Il Jataka fa parte del Canone Buddhista in lingua Pali, nella sezione Khuddaka Nikaya. Questa, come molte altre storie, ripropongono in forme diverse la vicenda che sarà poi del giovane Siddhattha. La storia narra della volta in cui il Bodhisatta (il titolo del Buddha prima di conseguire il risveglio, ovvero "essere destinato al risveglio") nacque come re di Bārāṇasi, figlio di Brahmadatta. Egli fu chiamato Pañcāvudha-kumāra a seguito della volta in cui ottocento bramini profetizzarono che avrebbe ottenuto la gloria grazie all'abilità nelle armi. Egli dopo aver concluso gli studi a Takkasilā, e aver ricevuto in quella circostanza dal maestro cinque armi, si avviò sulla strada di ritorno a casa. Sulla via incontrò in una foresta buia e chiusa, un orco di nome Silesaloma, contro il quale le sue armi non furono efficaci, venendo loro di volta in volta bloccate dagli ispidi capelli dell'orco. Tuttavia l'orco, meravigliato dal coraggio e dall'impavidità del giovane guerriero, si decise di liberarlo, risparmiandogli la vita. Il giovane insegnò all'orco la dottrina e lo convertì. Il topos del viaggio, fa da cornice alla storia, riproponendo la vicenda del giovane principe, come la metafora del viaggio della vita e dell'addestramento spirituale, che qui in primis è quello del Bodhisatta, che un giorno tornerà nel mondo come Siddhattha e come Buddha offrirà ai suoi abitanti, i frutti del suo lungo addestramento. L'allontanamento dal focolaio domestico, rappresenta l'allontanamento dalle effimere certezze, verso la maturazione e l'apprendimento, rappresentato dallo studio e dal maestro. Non è difficile cogliere nelle cinque armi, nel cui uso il principe sarà formato dal precettore, un rimando ai Cinque Precetti o ai Cinque Poteri spirituali, alla base dell'addestramento spirituale buddhista e della meditazione. Tuttavia l'addestramento non si esaurisce nell'apprendistato formale, che termina con la consegna al giovane guerriero delle cinque armi, bensì trova il suo compimento nella vita quotidiana, ovvero sulla strada verso casa, con tutti i suoi pericoli e le sue prove, ovvero la foresta e il suo abitante: l'Orco. A nulla valgono i consigli degli abitanti fuori la foresta, il ragazzo impavido affronta con coraggio il periglio, sicuro delle sue armi e del suo addestramento. Nel bosco avviene l'incontro con il terrifico orco, che lo assale e contro il quale il giovane guerriero scaglia le sue armi, che si impiglieranno tra i capelli del mostro. Non è qui difficile cogliere l'analogia con i vizi, le passioni, gli inquinanti del cuore che attanagliano l'uomo nel corso della vita, nei quali s'impigliano buone intenzioni, aspirazioni, volontà e sforzi. Tuttavia il giovane non demorde e con indomita sicurezza urla al suo nemico, di non temere la morte, perchè essa è comunque il destino di ogni essere, e che in verità non nelle cinque armi egli confidava, bensì in sè stesso, giacchè in lui alberga un fulmine, che ove ingerito con le sue spoglie dall'orco, lo avrebbe incenerito. Il fulmine che risiede in lui, è il fulmine della conoscenza, che svela al guerriero la vera natura degli orchi che popolano le foreste che si attestano sulla via di casa. Di fronte a tanto coraggio l'orco si arrende e ascoltando gli insegnamenti del giovane, diviene uno spirito benevolo della foresta. Anche in questo passaggio troviamo una metafora preziosa: la via verso casa non puo' essere liberata dalle foreste, dagli ostacoli. La battaglia, forte dell'addestramento ha come fine quello di trasformare e soggiogarne gli abitanti, comprendendone la vera natura. Vi auguriamo una buona lettura.
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May 2022
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