Nei primi incontri in cui mi accingo a illustrare in cosa consista la pratica e che funzione abbia la "meditazione", un argomento che viene affrontato dopo poco è sulla natura e il valore della conoscenza, rispetto alla pratica del Nobile Sentiero.
Questo tema s'impone alla riflessione, non appena si è ben chiarito, che il Buddhasassana, la disciplina del Buddha, ha nella conoscenza, nella "visione retta", nella "gnosi", il veicolo che conduce alla "liberazione". A questo punto sorge la necessità di approfondire le caratteristiche dell'esperienza che sta alla base della conoscenza nell'accezione buddhista. Per fare questo puo' aiutare portare l'attenzione sulla parola thailandese "เข้าใจ", che si pronuncia, piu o meno "khào(u)chài(i)", che rende il nostro capire, comprendere, e intendere. La parola thailandese esprime con naturale immediatezza le diverse caratteristiche del modo peculiare di vedere sia i fenomeni fisici che psichici, della meditazione vipassana e della pratica più in generale. Questi aspetti devono essere ben tenuti presenti dallo yogi al fine di una completa visione della pratica. La parola thai è una parola composta, traducibile letteralmente con: "entrare-nel cuore" o "entrare-nella mente". Comprendere qualcosa nella lingua thai, vuol dire "entrare nel cuore" delle cose, "entrare nella natura" delle cose, "arrivare al centro" delle cose, "entrare nell'essenza" delle cose. La parola thai accoglie in sè un significato, che i termini con i quali siamo soliti tradurla nella nostra lingua, non riescono a renderlo con la stessa immediatezza. La conoscenza è l'entrare in intimità, l'avvicinarsi, il vedere da vicino, il discernere chiaramente il centro delle cose, il loro cuore, il vedere direttamente, tralasciando la "polpa", le membra, il corpo apparente e distraente, della cosa e dell'oggetto di investigazione. Questo conoscere, "เข้าใจ", questo andare verso il centro, più vicini al cuore delle cose mediante l'osservazione, è in definitiva coglierne la verità, che è il frutto ultimo di qualunque conoscenza. Questa verità è il Dhamma, è l'Insegnamento dei Buddha circa quel fenomeno. Secondo la pratica buddhista, conoscere è quindi quel volgere l'attenzione verso il Dhamma nelle cose, andando verso il cuore delle cose, al di là dei condizionamenti. La parola thailandese tuttavia offre altre riflessioni. Infatti essa puo' avere anche un valore "passivo" ed essere tradotto come, l'"entrare nel cuore" da parte delle cose, l'"entrare nella mente" da parte delle cose. In altri termini, la conoscenza in senso dhammico, è lo sviluppo di quell'attenzione verso il Dhamma delle cose, come esso si manifesta nel cuore, nella mente, nel centro di chi li osserva, al di là dei condizionamenti, direttamente. In questo caso, la conoscenza è intesa come conseguenza di un accogliere nel campo di attenzione, nel cuore, nella mente delle cose osservate. Entrambe le prospettive sono utili e da tenere conto nella dinamica meditativa in cui ci accingiamo a osservare i diversi fenomeni del corpo e della mente, nel "retto sforzo" di coglierne la natura. Questo retto sforzo, ora è più un andare verso il centro, un andare vicino, andare al centro; ora invece un accogliere nel cuore, nella mente, nel centro della nostra attenzione. Associazione Abruzzese Buddhista Buddhadharma
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May 2022
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