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CENTRO BUDDHISTA LOKANATHA

Centro di meditazione per la pratica e l'insegnamento buddhista.

Versare lacrime di meraviglia per il Dhamma

2/4/2020

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Il presente lavoro è una trascrizione di un discorso di Dhamma che Ajahn Maha Bua tenne nel monastero della foresta di Baan Taad, Udon Thani, in Thailandia.
Per la traduzione ci si è avvalsi dei sottotitoli in inglese della registrazione video del discorso e direttamente dal thailandese.
Il video originale è reperibile su YouTube al seguente link: 

https://www.youtube.com/watch?v=iI5TQnYcFn8&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2gaEEOpsXkIYJK5bGanvjk0iUfWJLF0GMbk2hH_iOm9HukwBipnRUpAtc

Nella prima parte in cui Luangta approfondisce la sua gnosi, abbiamo messo in corsivo e grassetto le domande che hanno condotto all'approfondirsi della sua visione e quiete interiori. Abbiamo aggiunto dei sottotitoli per agevolare la lettura del lungo discorso, che nello stile dei monaci di questa tradizione, è più simile ad un flusso di pensiero e a un monologo interiore, che li porta a spaziare nella risposta, con frequenti riferimenti all'attualità sociale e politica, che interpretano con una lettura non convenzionale, qui ben illustrata con la metafora dei cani in lotta. I discorsi degli Ajahn più che essere riflessioni erudite o istruzioni complesse, sono più delle testimonianze di quanto hanno personalmente conseguito e verificato. Il monaco condivide quanto osservato, per compassione, istruendo su quanto esperito. Luangta non fa in questo eccezione. Il linguaggio del venerabile Maha Bua è energico e di indiscussa autorevolezza. Invitiamo a tal proposito la visione del video per poterlo approfondire, osservandone anche semplicemente la mimica e il tono della voce.

Il discorso riporta potentemente al centro della nostra pratica il senso proprio e profondo del Dhamma del Buddha e ci invita a mollare ogni indugio e ad affrontare, una volta per tutte, le nostre riserve sull'insegnamento, in ogni suo aspetto, invitandoci a verificarlo direttamente con una determinazione eroica, entrandoci dentro, penetrando la natura della realtà con tutto il corpo, la mente e il cuore. La realtà alla quale il penetrante sguardo del meditante avanzato, quale è Luangta, contempla, della quale cerca di penetrarne la natura, il centro, è una realtà trasfigurata dagli assorbimenti meditativi già conseguiti, che a lui appare sotto una forma di un segno luminoso. Quanto da lui riferito non è materia di credo, bensì di comprensione e visione. E' cosi anche nella parte, in cui Luangta parla dei destini dopo la morte, in cui il maestro conclude ammonendo: "non credete, perchè non avete visto!".

Luangta ribadisce con ciò il metodo, con il quale ciascun discepolo del Beato, è chiamato a verificarne l'insegnamento, così come chiaramente espresso nel Kalama sutta A.N. 3.65. Insegnamenti come quelli concernenti i reami e le rinascite, o che riguardano aspetti più difficili del Sentiero, non sono presentati come insegnamenti ai quali aderire ciecamente per fede, bensì sono proposti come una testimonianza veritiera, la cui onestá é suggellata dal pianto e dalla lucidità del ricordo, ricco di dettagli. Quanto riportato é semplicemente l’esito progressivo e inesorabile della sua realizzazione; sono ciò che si consegue, una volta dimostrata, con i propri sforzi, l'insegnamento letterale; sono il frutto della conseguita "comprensione del mondo"; sono quanto da lui visto con il proprio discernimento, e quindi proferisce, quasi profeticamente, come una visione ultramondana. Luangta non chiede di credere, quanto di realizzarlo direttamente. Egli si limita a prospettare quanto da lui detto come un' ipotesi da verificare, esortando con un solenne:"il Buddha non mente!", ricordando all'uditore la sua missione di ricercatore di verità.

La certezza della sua realizzazione, l'ortoprassi della sua personalissima esperienza, l'ortodossia della sua testimonianza, si fondano sulla certezza di quanto il "cuore ha osservato e compreso" direttamente, quindi sul primato dell'esperienza personale e del suo discernimento. Il discernimento in questo discorso si esprime in un costante interrogarsi sulla natura di quanto vissuto, che in questo discorso articolato, si risolve in due circostanze in un ascolto quasi oracolare del Dhamma che emerge dal cuore. Il dubbio che induce all'approfondimento, non quello scettico, dal quale egli si riconosce libero, procura a Maha Bua una costante e proficua riflessione, circa il suo percorso. Si persuade che il suo personalissimo e solitario sforzo, sono all'insegna della sequela del Maestro, constatando che molti aspetti del suo percorso introspettivo, ripercorrono il racconto canonico della notte del più celebre Risveglio. Avendo praticato secondo gli insegnamenti del Maestro, gli esiti non potevano che essere gli stessi, quindi "corretti"! L'esito positivo del riscontro, circa la bontà della sua esperienza, gli appare ovvio, alla luce di un percorso fondato sui valori tradizionali, ovvero: dana, sila,samadhi.

Il valore della Veritá, il Supremo Dhamma, come dice Ajahn Maha Bua, non é nella sua originalità. La Veritá non ammette originalità, mutazioni nella sua sostanza. Lo straordinario, il valore é il fatto stesso che sia statopossibile attingere alla Verità, e poterla testimoniare come fatto vivo e reale, perseguibile attraverso la stessa via tracciata dai predecessori.

La lettura di questa testimonianza di Dhamma, ci riporta al centro dell’attenzione, il "quid" della pratica buddhista e dello "sforzo" meditativo, in cui il "lasciar andare" coinvolge qualsiasi realtà, anche quelle più sottili della coscienza e che la realizzazione di "anatta", coinvolge il soggetto, quanto il mondo che lo circonda. La piena comprensione dell’insostanzialitá della personalitá é infatti presentata quasi escatologicamente, in cui all’implosione, o ribaltamento del centro come dice Maha Bua, delle visioni riferite alla sfera dell’esperienza soggettiva, corrisponde l’esplosione e la catarsi della visione dei fenomeni esterni così come erano soliti essere percepiti. Non possiamo concludere che in realtà Ajahn Maha Bua ci sta istruendo circa la pratica profonda della meditazione, la quale é e rimane il banco di esame di ciascun figlio del Buddha. Dopo questa lettura, una pratica meditativa che non contemplasse questo orizzonte più ampio, diviene difficile comprenderla, ricordandoci che per quanto ampio sia un orizzonte, esso è un’illusione ottica o come direbbe Luangta Maha Bua un “Pericolo Ultimo”.




Un ringraziamento sentito va a tutti gli amici nel Dhamma della comunità di Pescara,
per l'attenzione e l'interesse per il Dhamma.

Un sentito ringraziamento va all'amico Andrea Tomassetti,
per aver proposto il lavoro e la traduzione,
offrendoli a beneficio di tutti.


Che tutti i meriti di questo sforzo siano condivisi con tutti gli esseri senzienti.

Che tutti gli esseri siano felici
Che tutti gli esseri sia liberi dalla sofferenza.
Che tutti gli esseri siano liberi dall'illusione.

 Domanda di una praticante laica:
"Per favore, mi insegni come investigare per raggiungere le basi della morte".


1.La natura della mente e il cardine dell'esistenza.

Le basi della morte esistono proprio lì, nella mente. La morte e la nascita sono entrambe
presenti all'interno della mente. La stessa mente non nasce mai e non muore mai. Piuttosto,
sono le cose contaminanti, che si infiltrano dentro ad essa, che ci portano a ripetute nascite e
morti. Lo capite? Guardate la mente! Se non vedete la natura inquinata della mente, non
riuscirete a vedere la natura velenosa dei contaminanti. In questo momento è la mente ad essere in grave pericolo. Quindi non pensate solo a quanto preziosa essa sia, perché il pericolo si
nasconde proprio lì. Se riuscite a vederlo chiaramente, vedrete la nocività che è radicata nel profondo.
Capite cosa intendo? Finché continuerete a tenere in grande considerazione la mente, ne
rimarrete legati. È così semplice. Non dite che non vi avevo avvertito..!
Quando arriva il momento, dovete spazzare via tutto, finché non rimane nulla. Non conservate nulla.
Qualunque cosa voi lasciate intatta, questo è il Pericolo Ultimo.
Parlare di questo mi ricorda il tempo in cui mi addestravo al Wat Doi Dhammakedi. 
Era mattina presto, poco prima del pasto. In quei giorni la mia mente possedeva una qualità così
sorprendente, che era incredibile da osservare. Ero completamente sorpreso da me stesso,
pensando: “E' incredibile! Perché questa mente è così straordinariamente radiosa? ” 
Rimasi seduto in meditazione contemplando la sua luminosità, incapace di credere
quanto meravigliosa mi apparisse. Ma questo splendore che pensavo fosse così sorprendente
era, in effetti, il Pericolo Ultimo. Capite cosa intendo?
Rimaniamo inevitabilmente ammaliati da questa mente radiosa.
In verità, ero bloccato su di essa, ingannato da essa. Vedete, quando non rimane
nient'altro, ci si concentra su quest'ultimo punto focale; un punto che, essendo il centro del
ciclo perpetuo di nascita e morte, è in realtà l'ignoranza fondamentale, che chiamiamo avijjã.
Questo punto focale è l'apice di avijjã, l'apice stesso della mente nel samsãra.
Quando nient'altro vi era rimasto, a quel punto semplicemente ammiravo la radiosità espansiva
di avijjã. Tuttavia, quella radiosità aveva un punto focale. Può essere paragonato al
filamento di una lampada a olio. Il filamento si illumina intensamente e da lì che la luce si
estende per illuminare l'area circostante. Questo è stato il problema cruciale: quello che mi
ha tanto stupito in quel momento, facendomi esclamare: “Wow! Perché la mia mente è così
incredibilmente luminosa?! Sembra che abbia completamente trasceso il mondo del
samsãra.” 
Guardatelo! Tale è lo straordinario potere che mostra avijjã quando raggiungiamo
la fase finale della pratica. In quel momento, tuttavia, non mi ero reso conto di essermi
infatuato dell'inganno di avijja.
Poi all'improvviso, spontaneamente, sorse un'intuizione del Dhamma, come se qualcuno
stesse parlando dal cuore. Come potrei mai dimenticare..! 
L'intuizione era:"Se vi è da qualche parte un punto o un centro di “colui che conosce”, questo è il cardine dell'esistenza". 
Proprio come il centro luminoso del filamento di una lampada a olio. Guardatelo! Mi ha detto
esattamente quello che dovevo comprendere: proprio questo punto è l'essenza dell'esistenza. Ma
allora, non riuscivo ancora a capirne il significato, e quindi ero combattuto. Il punto
il centro, era in realtà il punto centrale di quella luminosità.
Stavo investigando su quel "punto", il periodo successivo alla morte del Venerabile
Achan Mun. Se fosse stato ancora vivo in quel momento, gli avrei esposto il mio dilemma: "c'è forse da qualche parte, un punto o un centro di “colui che conosce”, che sia il
cardine dell'esistenza,?", mi avrebbe immediatamente risposto: "è il punto focale di quella luminosità!".
Se lo avessi in quel momento compreso quel punto si sarebbe disintegrato all'istante.
Non appena avessi capito il suo significato, avrei anche visto la sua nocività, facendolo
scomparire. Invece, lo stavo ancora proteggendo e preservando con cura!
E' proprio lì che sta il pericolo supremo ,proprio lì! Il punto focale del Pericolo Ultimo, è il punto più sorprendentemente luminoso di quella radiosità, che costituisce il nucleo centrale dell'intero
mondo della realtà fenomenica.
Non lo dimenticherò mai!
Era il mese di Febbraio. Il corpo del venerabile Achan Mun era appena stato cremato, ed io ero andato in montagna. Lì mi arenai su questo problema. Mi sconvolse completamente. Alla fine, non ottenni alcun beneficio dalla massima del Dhamma che nacque dal mio cuore. Invece di essere un enorme vantaggio per me in quel momento, divenne parte di quella stessa enorme illusione che mi stava tormentando. Ero confuso...
"Dov'è, questo punto?" Era, ovviamente, il centro di quella luminosità, ma non mi venne mai
in mente, che il centro di quella mente radiosa potesse essere il Pericolo Ultimo. Credevo
ancora che fosse la Virtù Suprema. Ecco come i Kilesa ci ingannano. Capite? Sebbene fossi
stato avvertito che era il Pericolo Ultimo, ne subivo ancora l’incantesimo, facendo in modo
che lo vedessi come la Virtù Ultima. Non dimenticherò mai come quel dilemma mi
attanagliava.
Alla fine lasciai Wat Doi Dhammakedi e andai a Sri Chiang Mai nel distretto di Ban Pheu.
Rimasi lì per tre mesi, vivendo nel profondo della foresta nella Grotta di Pha Dak, prima di
tornare al Wat Doi Dhammakedi con quel dilemma che mi pesava ancora molto. Quindi,
rimasi sulla cima della montagna, e finalmente il problema fu risolto. Quando arrivò quel
momento decisivo, il tempo e lo spazio cessarono di avere rilevanza, essi non
potevano assolutamente interferire. Tutto ciò che apparve in quel momento fu la radiosità
naturale e splendente della mente. Avevo raggiunto il livello in cui non mi era rimasto altro
da indagare. Avevo già lasciato andare tutto, era rimasta solo quella radiosità. Fatta
eccezione per il punto centrale della radiosità della mente, l'intero universo era stato
definitivamente lasciato andare. Capite cosa intendo? Ecco perché questo punto è il
Pericolo Ultimo.
Quindi l'intera indagine si era concentrata su quel punto. Alla fine sono arrivato a chiedermi
perché quella mente avesse così tanti aspetti diversi. Tutte le facoltà erano state portate in quel
singolo punto. Posso affermare inequivocabilmente che in quel momento, ogni aspetto della mente erano noti e che qualunque cosa fosse stata oggetto di conoscenza, era conosciuta come soggetta al cambiamento. Non appena qualcosa venisse conosciuta, subito dopo era già mutata. Un aspetto veniva visto come buono, un altro come cattivo. L'indagine si era concentrata su quel punto, analizzando tutto, cercando di capire: “Perché questa singola mente ha tanti aspetti diversi? È come se non fosse centrata.” Qualunque aspetto della mente fosse stato oggetto di indagine, tutte le sue possibili mutazioni venivano chiaramente conosciute e comprese secondo la profondità propria di quello specifico livello della pratica del momento. In quel momento era un livello di suprema consapevolezza e suprema saggezza.
Questi due fattori insieme sono state in grado di tenere il passo con tutti i cambiamenti della mente; non importa quanto sottili fossero diventate. A quel punto, la suprema consapevolezza e la
suprema saggezza hanno continuato a concentrarsi sul punto focale della mente con
l'obiettivo di interrogarlo: “Perché questa mente ha aspetti così diversi? Un momento è buona, il momento successivo è contaminata. I cambiamenti provengono dall'interno. Vedete! Sto riuscendo a raggiungerli ora. Un momento è contenta, il momento successivo c'è malcontento”.
Nel regno della realtà convenzionale, tali condizioni sono invariabilmente parte integrante
della mente. Con nient'altro da indagare, la suprema consapevolezza e la suprema
saggezza si concentrarono direttamente su quel punto in cui avvenivano i cambiamenti. Un
momento vi era contentezza, il momento successivo scontentezza; un momento di luminosità, il
momento successivo era offuscata.
Ma dovete capire che quelle esperienze di contentezza e malcontento, di luminosità e
ottusità, erano così estremamente lievi che erano appena percettibili. Tuttavia, la suprema
consapevolezza era su di loro per tutto il tempo.
Ancora mi dissi:"Perché questa mente ha tanti aspetti diversi?" In quel frangente, la consapevolezza lasciò cadere tutto il resto e rivolse tutta la sua attenzione al soggetto principale. Tutte le facoltà dell'indagine si riunirono nella mente e tutti loro furono interconnessi. Perché ai massimi livelli, la suprema consapevolezza e la suprema saggezza sono così estremamente sottili che permeano ovunque, penetrando tutto senza eccezioni. La suprema consapevolezza e la
suprema saggezza a questo livello incommensurabile differiscono dalla suprema
consapevolezza e saggezza spontanee, che vengono utilizzate per raggiungere quell'ultimo
stadio. La consapevolezza e la saggezza spontaneamente lavorano all'unisono, senza chiedere
conferma. Esaminano le cose in fasi successive, sezionandole a pezzi, pezzo per pezzo. A
questo livello incommensurabile, anche la suprema consapevolezza e la suprema saggezza
lavorano all'unisono senza chiedere conferma, ma permeano tutto simultaneamente.
A quel momento stavo esaminando il punto centrale della mente. Tutte le altre questioni
erano state esaminate e lasciate andare; restava solo quel piccolo punto da "conoscere".
Era diventato evidente che sia la contentezza che il malcontento erano emersi da quel
punto. Luminosità e ottusità: emergevano tutti da quel punto.
"Perché quella mente aveva così tante caratteristiche diverse?"
Quindi, in un istante spontaneo, il Dhamma rispose alla domanda. Proprio così! Questo si
chiama "il Dhamma che sorge nel cuore". I Kilesa che sorgono nel cuore sono forze che ci
legano; Il Dhamma che sorge nel cuore ci libera dalla schiavitù. All'improvviso il Dhamma
sorse, come se qualcuno stesse parlando dal cuore: "che si tratti di ottusità o luminosità,
contentezza o malcontento, tutte queste cose sono anattã, non sé". Ecco! Alla fine, è stato
Anattã a recidere quelle cose una volta per tutte. 
Questa intuizione finale e conclusiva potrebbe sorgere come una qualsiasi delle Tilakkhana, i Tre sigilli del Dhamma: Anicca (Impermanenza), Dukkha (Sofferenza), Anattã (Non sè), a seconda dell'animo di una persona. In quel momento a me si manifestò Anattã. Il significato era chiaro: lascia andare tutto.
Tutte loro sono Anattã.
Quando emerse la comprensione, che ottusità, luminosità, contentezza e malcontento sono
tutte Anattã, la mente divenne assolutamente immobile. Avendo concluso che tutto fosse
Anattã, non aveva spazio di manovra. La mente non poteva fare nulla. Era impassibile, completamente a riposo, in quel livello di Dhamma. Non aveva alcun interesse per
Attã o Anattã, non gli interessava contentezza o malcontento, luminosità o ottusità. Rimase
proprio al centro: neutrale e impassibile. Ma impassibile con suprema consapevolezza e
suprema saggezza; non distrattamente impassibile, scioccamente spalancata come nella comune accezione. Parlando in termini mondani, sarebbe potuto sembrare essere distratta; ma, in verità, non vi era mancanza di attenzione. La mente era semplicemente sospesa in una condizione d'impassibilità.


2.L'esito ultimo: il crollo del mondo.

Quindi, da quello stato neutrale e impassibile, si verificò all'improvviso, che il nucleo
dell'esistenza, il punto o il centro di colui che conosce, si capovolgesse all'istante. Essendo
finalmente tutto ridotto ad Anattã: luminosità, ottusità e tutto il resto, furono improvvisamente
fatti a pezzi e completamente distrutti una volta per tutte.
Nel momento in cui Avijjã si ribaltò e scomparve dalla mente, il cielo sembrò crollare mentre l'intero
universo tremava. In verità, è solo Avijjã che ci fa vagare costantemente nell'universo del
samsãra. Capite? Quindi, quando Avijjã si ribaltò e svanì, sembrò che l'intero universo si
fosse rovesciato e che fosse svanito con esso. Terra, cielo: tutto crollò in un istante.
Nessuno conduce in quel momento decisivo. Tutto sorse di per sé stesso, secondo un
principio di natura trova da solo il modo. 


3.Il Supremo Dhamma

L'universo crollò da solo. Originato da una condizione neutrale della mente, tutto accadde così all'improvviso: in un attimo l'intero universo sembrò ribaltarsi e svanire. Fu così straordinario! Santu numi! Davvero magnifico! È troppo straordinario per dirlo a parole. Tale è l'incredibile natura del Dhamma che ora sto ad insegnarvi.
Le lacrime scorrevano mentre sperimentavo tutto questo. Guardatemi! Anche ora stanno scorrendo lacrime al ricordo di quell'evento. Queste lacrime sono opera dei khandha (N.d.T.: I cinque aggregati), i quali, per favore, comprendete, che non esistono in quello stato naturale di purezza. 
Quella natura apparve all'improvviso, in tutta la sua incredibile magnificenza. Voglio che tutti voi, così benevolenti, comprendiate com'è realmente il Dhamma del Buddha. Oh! Così davvero,
davvero incredibile! Santi numi, le lacrime mi sono scese sul viso. Oooh! Completamente
stupito, esclamai: “È così che il Buddha raggiunse l'Illuminazione? Eh? È così che ha
raggiunto il Risveglio? È questo il vero Dhamma? ” Era qualcosa che non avevo mai
pensato o immaginato. Semplicemente sorse in un istante. Oh! Indescrivibilmente
incredibile! Guardatemi. È stato così sorprendente che sto piangendo anche adesso solo a
pensarci. È ancora vivido nella mia memoria. Da allora è rimasto con me.
Tutto il mio corpo tremò in quel momento. Non so come spiegarlo. Tutto è accaduto all'istante: il
cielo è crollato e l'universo è completamente svanito. Dopo ciò, ho continuato a ripetere:
“Cosa? È così che il Buddha raggiunse l'Illuminazione? ” Ma in realtà, non era necessario
chiedere, perché avevo incontrato la Verità in me stesso. “È questo il vero Dhamma? È
questo il vero Sangha? ” Tutte e tre (N.d.T.: le Gemme) si erano riunite, fondendosi in un
Dhamma estremamente sorprendente, quello che io chiamo l'elemento Dhamma. "Che
cosa? Come possono il Buddha, il Dhamma e il Sangha essere la stessa cosa? " Non avrei
mai immaginato che sarebbe stato possibile.

“Il Buddha è il Buddha, il Dhamma è il Dhamma. Il Sangha è il Sangha. " Sin da quando ero
abbastanza grande da intendere di simili questioni, questo mi era stato inculcato nel cuore.
Ma 
al momento in cui il Supremo Dhamma sorse in tutto il suo splendore, tutti e tre erano della
stessa natura: la vera natura di quel meraviglioso Dhamma. Una volta che era sorto così
brillantemente, cose che non avevo mai saputo, furono improvvisamente rivelate. Non è un
inganno quello che sto insegnando alle persone. Ancora adesso questo straordinario Dhamma mi persuade totalmente. È onnicomprensivo, di una brillantezza che abbraccia l'intero cosmo, rivelando tutto. Nulla rimane celato o nascosto.
Le conseguenze del bene e del male e l'esistenza del paradiso e dell'inferno
sembrano innegabilmente ovvie. Vorrei che potessero colpire tutti voi scettici, con una tale forza,
tutti voi che avete permesso ai Kilesa di ingannarvi a credere, che non ci siano cose come
le conseguenze del male o del bene, o cose come il paradiso e l'inferno. Queste cose sono eterne, onnipresenti da tempo immemorabile.Non le avete ancora viste. 
Capite? Queste cose esistono da sempre. Ignorarle continua a danneggiare gli esseri viventi che credono scioccamente che non esistano; che sono così accecati dagli inganni dei Kilesa, che non riescono a intravedere mai queste cose.
Cosa potrebbe esserci di più caldo dei fuochi dell'inferno?!
Convenzionalmente, ci sono i cinque crimini, che sono i più atroci di tutti, che conducono ai cinque fuochi infernali. I cinque crimini più atroci sono: patricidio, matricidio, uccisione di un arahant, ferire un Buddha e causare uno scisma nel sangha. Tutti e cinque questi kamma malvagi sono conosciuti nel cuore. E tutti diventano chiaramente evidenti in quegli attimi di grazia. Quindi, non è necessario chiedere dove si trovano paradiso e inferno. Il Buddha non ha mentito. 
Queste cose erano chiaramente conosciute anche da lui, e le descrisse proprio come le vide.
Ah! Questo supremo Dhamma è strano oltre ogni immaginazione. Egli tutto comprende
del cuore. Quando le prove sono così chiare, che bisogno c'è d'indagare ulteriormente? Questa chiarezza assoluta è in completa armonia con il cuore, quindi non è necessario porsi domande.
Successivamente, rivolsi la mia attenzione all'indagine sulle mie vite passate. È stato
terrificante pensare quante volte sono nato e quante volte sono morto, quante volte sono
rinato all'inferno, quante volte sono rinato nei cieli e poi nei regni di Brahmã, per poi ricadere
di nuovo all'inferno. Sembrava che la mente stesse salendo e scendendo una rampa di
scale.
La stessa mente non muore mai. Capite questo? La mente non muore mai. Il kamma è
sepolto lì nella mente. Il buon kamma conduce la mente verso l'alto nei cieli e nei regni di
Brahmã. Quindi, quando il buon kamma è esaurito, il cattivo kamma che rimane sepolto lì,
tira indietro la mente nei regni infernali. Come se la mente salisse e scendesse una rampa di
scale. Capite? È così, quindi svegliatevi e notatelo!
Oggi ho rivelato tutto completamente, tanto che le lacrime mi hanno rigato il volto, affinché tutti voi poteste vederlo. Questa è follia o è saviezza? Pensateci. Ascoltate
attentamente questo Dhamma che insegno al mondo. Posso dire inequivocabilmente: la mia
mente non ha coraggio e non ha paura. È completamente al di sopra di queste cose.

Stando così le cose, rivolsi la mia attenzione alle indagini sulle mie nascite passate. Mamma
mia! Se i cadaveri di questo individuo fossero sparsi in lungo e in largo per la Thailandia,
non rimarrebbe uno spazio vuoto. Solo questo individuo! Immaginate quanto tempo ci vuole
per nascere e morire così tante volte! Sarebbe impossibile contare tutte le nascite e le morti.
Non ci provate nemmeno! Ce n'erano di gran lunga troppe. I miei pensieri poi si rivolsero a considerare a tutti gli innumerevoli cadaveri di ogni persona venuta al mondo. Ogni mente di ogni essere vivente ha esattamente la stessa storia di nascite e morti ripetute. Tutti sono uguali in questo senso.
Estendendosi indefinitamente, il passato di tutti è affollato da cadaveri incalcolabili!
Era una visione insopportabile.
Di conseguenza, mi sono sentito disgustato mentre rivedevo le mie vite passate. Mamma
mia! 
Essendo nato così tante volte, continuavo ancora a lottare per rinascere ancora e
ancora. Se il Dhamma non avesse finalmente fatto mettere giudizio, allora sarei continuato allo
stesso modo indefinitamente. Mi applicai in questo modo, esaminando la natura del mondo;
più esaminavo la natura del mondo, più diventava insopportabile. Ho visto la stessa
situazione ovunque. Ogni essere vivente in tutto l'universo è stato catturato nello stesso
circolo vizioso. In questo erano tutti uguali.


​4.Il senso dell'insegnamento: i tipi di persone.

Quindi, un sentimento di scoraggiamento sorse spontaneamente nel mio cuore. Ho pensato:

“Come potrò mai insegnare alla gente questo Dhamma? Qual è lo scopo dell'insegnamento? Poiché se il vero Dhamma è così, come potrebbe essere presentato in modo che altri possano conoscerlo e capirlo? Non sarebbe meglio vivere il resto della vita e poi semplicemente trapassare?” Ecco! Vedi? Ero sfiduciato. Mi sentivo poco incentivato a insegnare. Come se, avendo trovato io una via di fuga, fossi soddisfatto di scappare da solo. Non vedevo alcun beneficio che potesse derivare dall'insegnare agli altri. È così che inizialmente ho considerato la questione. Ma quella non era la conclusione. Sorse spontaneamente nel mio cuore, una riflessione su questo argomento, che andava a svilupparsi gradualmente.
Guardando lo stato del mondo, mi sono sentito scoraggiato. Ho visto che quelle persone che
vivevano nell'oscurità totale erano senza speranza. Essendo così cieche da non avere
delle possibilità, il Buddha chiamò tali persone padaparama . Elevando lo sguardo sulla scala, vidi gli altri tipi di persone conosciute come neyya e vipacitaññu . Le persone della categoria neyya possono essere addestrate sulla via del Dhamma. A volte fanno progressi, a volte perdono terreno.
Gli individui Neyya sono pienamente in grado di comprendere l'Insegnamento e metterlo in

pratica. Non devono essere negligenti o perderanno terreno. Ma se sono seri nella loro
pratica, possono progredire rapidamente. A seconda del grado di impegno o meno, i Neyya
possono andare in entrambe le direzioni.
Gli individui Vipacitaññu avanzano inesorabilmente verso l'obiettivo; non perdono mai terreno.
Tuttavia, i loro progressi sono più lenti di quelli degli ugghatitaññu , poiché gli ugghatitaññu

sono individui la cui intelligenza intuitiva è così acuta che sono sempre pienamente pronti
a fare una svolta decisiva. Se fossero bestiame, starebbero ad attendere al cancello del recinto. Non appena il cancello venisse aperto, uscirebbero di scatto.
Gli Ugghatitaññu sono capaci, dotati di comprensione rapida, che permette loro di passare
oltre in un attimo d'intuizione.
Tutti gli esseri viventi rientrano in una di queste quattro categorie. 
Mentre studiavo la natura del mondo, essa si chiarì naturalmente, da sola, in questi quattro tipi di individui. Potevo vedere che esistevano individui superiori in quella moltitudine di umanità che mi era parsa così scoraggiante riguardo alle sue capacità di applicarsi all'insegnamento. Gli Ugghatitaññu : erano pronti ad attraversare in un attimo. In ordine decrescente, c'erano i vipacitaññu : quelli che avanzavano rapidamente verso l'obiettivo.
Quindi i neyya : quelli il cui desiderio di adagiarsi e di prendersela comoda, si combina con il loro desiderio di essere diligenti. Capite cosa intendo? Queste due forze opposte si contendono la supremazia nei loro cuori. 
E infine padaparama: quelli che sono umani solo in apparenza fisica. Non hanno guadagnato nulla per migliorare le loro prospettive future. La morte per queste persone è la morte senza possibilità. C'è solo una direzione possibile in cui possono andare: giù! E cadono sempre di più ad ogni morte
successiva. La risalita è impedita, poiché non hanno ottenuto assolutamente nulla di utile da
portare con sé. Possono solo andare giù. Ricordatelo bene! Questo insegnamento viene
direttamente dal mio cuore. Pensate che stia mentendo?
Se confrontato con un cuore assolutamente puro, il mondo è un grande bidone della
spazzatura, contenente diversi tipi di rifiuti. Dal più alta qualità, gli ugghatitaññu , al più basso e
più comune, il padaparama. Tutti questi sono riuniti nello stesso grande calderone.

L'intero mondo della realtà convenzionale è un grande bidone della spazzatura che è
contaminato da cose buone e cose cattive tutte mescolate insieme. Capite? La mia indagine
ha setacciato questa enorme pila di immondizia e ha scoperto quattro gradi distinti.
Quindi, da quell'indagine, nacque un'intuizione per contrastare quel sentimento di
scoraggiamento che mi rendeva riluttante a insegnare agli altri la Via. All'improvviso un
pensiero ispiratore sorse spontaneamente e proprio proprio lì nella mente: “Se questo
Dhamma è così supremo, così superbo che nessuno può comprenderlo, sono forse una
specie di essere divino? Che ne è di me? Come mai sono arrivato a realizzare questo
Dhamma? Qual è stata la ragione? Cosa ha portato a questa realizzazione?”.
Non appena ho preso in considerazione la questione, i miei pensieri si rivolsero al percorso di pratica che mi ha condotto a quella realizzazione. Era lo stesso percorso che il
Buddha aveva insegnato: dãna, sïla, bhãvanã. Questo è stato il percorso che mi ha portato
a quel punto. Non c'è altro modo per raggiungerlo. Rivedendo la mia pratica passata, compresi
che, poiché seguire questo percorso mi aveva portato a quel punto, far seguire lo stesso
percorso poteva condurre anche altri lì. Forse c'erano pochi in grado di farcela, ma
sicuramente ce n'erano alcuni. Non potevo negarlo. La consapevolezza che almeno alcune
persone avrebbero tratto grande beneficio dal mio insegnamento mi incoraggiò ad iniziare a
insegnare a coloro che erano degni di essere istruiti.

Successivamente, i monaci iniziarono a radunarsi intorno a me nelle foreste e nelle
montagne in cui vivevo, e io insegnai loro ad essere risoluti nella loro pratica. A poco a poco,
il mio insegnamento ha iniziato a diffondersi, fino ad oggi che si estende in lungo e in largo.
Ora persone provenienti da tutta la Thailandia e da tutto il mondo vengono ad ascoltare
Achan Mahã Bua esporre il Dhamma. Alcuni viaggiano qui per sentirmi parlare di persona;
altri ascoltano registrazioni dei miei discorsi trasmessi in tutta la Thailandia alla radio e su
Internet.
Garantisco al cento per cento che il Dhamma che insegno non si discosta dai principi di
verità che ho realizzato. Mi capite? Il Buddha insegnò esattamente lo stesso messaggio che
insegno io. Detto questo, voglio esclamare: sãdhu! Sebbene io sia un semplice topo rispetto
al Buddha, la conferma di quella realizzazione è proprio qui nel mio cuore. Nulla di ciò che
ho realizzato pienamente in me stesso contraddice il Buddha in alcun modo. È totalmente in
accordo con tutto ciò che il Buddha ha insegnato. L'insegnamento che presento si basa sui
Principi della Verità che ho da tempo accettato con tutto il cuore. Ecco perché insegno alle
persone con tale vigore, mentre diffondo il mio messaggio in tutta la Thailandia.
Parlando in termini convenzionali, parlo con l'audacia di un eroe conquistatore. Ma il
Supremo Dhamma nel mio cuore non è né audace né spaventoso. Non nasce da perdita né
guadagno, da vittoria né sconfitta. Di conseguenza, il mio insegnamento deriva da una
compassione pura e genuina. 
E' come se vedendo due cani azzuffarsi, afferrassi i cani e li separassi in modo che non continuino a mordersi l'un l'altro, senza aver alcun interesse, a chi sta vincendo e chi sta perdendo. Solo ai cani importa chi sta vincendo. Dal momento che sono loro a mordere, sono loro a soffrire. Io prendo semplicemente i cani e li separo in modo che non continuino a mordersi l'un l'altro. Tale è la natura del Dhamma. Il Dhamma cerca di separare le persone che litigano sempre; litigando sempre su chi ha ragione e chi ha torto.


5.L'attualità del Dhamma


Così come quello che accade attualmente in Thailandia. Il confronto è inevitabile. Lasciate che

il Dhamma parli da solo. In questo momento sono molto coinvolto con il mondo. Nessuno è
più coinvolto di Achan Mahã Bua. Con ciò intendo dire che sono costantemente impegnato a
separare i cani di questo mondo in modo che non si mordano l'un l'altro. In questi giorni sia
laici che monaci si comportano come cani, tutti si spingono in avanti e ululano
rumorosamente mentre combattono per i meriti. Quindi insegno loro il Dhamma, che
tutto ciò equivale a prendere i cani da combattimento e separarli in modo che si calmino e smettano di mordere. Il Dhamma rappresenta la verità. Se abbandoniamo tutto ciò che è falso e ci
atteniamo solo a ciò che è vero, allora sia le persone nella nostra società, che i monaci che
sostengono il Sãssana (N.d.T.: l’Insegnamento) vivranno in pace. Ma poiché tutti i cani, sia
quelli buoni, che quelli cattivi, stanno combattendo proprio ora, il Paese non sperimenta
pace e tranquillità.
Il Buddhasãssana (N.d.T.: l’Insegnamento del Buddha) considera i cuori delle persone come
il principale campo di guerra. Questa grande arena è ora in frantumi e dispersa, perché quei
cani stanno organizzando uno scontro nella zona che è più sacra per i cuori di tutti i
thailandesi: il Buddhasassana.
Quindi chiedo a tutti di smettere e di desistere, poiché non si può trarre alcun beneficio dal
lottare come i cani. Sia quelli che vincono che quelli che perdono sono feriti in egual misura.
In verità, non ci sono vincitori, solo perdenti!
Quindi disimpegnatevi, indietreggiate e accettate la ragione come principio guida. In tal
modo, la Thailandia, i suoi cittadini e il Sãsana avranno tutti pace e felicità. Quindi nulla di
disastroso accadrà al paese.
Coloro che digrignano i denti e si vantano che stanno sostenendo una causa giusta sono,
senza eccezioni, già malamente sconfitti. Nessuno ha ragione, perché discutere è sempre
sbagliato. Proprio come due pugili che se le danno sul ring: sia il vincitore che il perdente
escono malconci e contusi. Chi può esserne orgoglioso? Non è qualcosa di cui vantarsi. La
discussione promuove amarezza e risentimento in entrambe le parti. Diventa una battaglia di
punti di vista e opinioni, un tentativo di glorificarsi che degenera in uno scontro urlante in cui
nessuno ascolta la ragione. Tali cani hanno preso l'intera Thailandia come campo di
battaglia e, se continuano, sono destinati a lasciare il Paese in rovina.
Voglio che le persone di tutte le parti pensino a quello che ho detto. Con totale sincerità, ho
appena versato le mie stesse lacrime nel tentativo di presentare questo Dhamma per far sì
che il popolo thailandese lo ascolti. Se smettete di litigare ora, non si verificherà alcuna
sciagura. Se dovessimo parlare in termini mondani della vittoria, allora quelli che hanno
ragione vinceranno per il bene di una causa giusta, mentre quelli che ammettono di avere
torto e accettano la sconfitta lo faranno anche per la stessa causa giusta. Quindi entrambe
le parti si uniranno e andranno perfettamente d'accordo.
Ma per quelli che si stanno azzannando a vicenda, senza che nessuna delle due parti si
arrenda, non ci possono essere vincitori o perdenti, solo sangue che coprirà entrambe le
parti. È accettabile? Non voglio vederlo accadere. La Thailandia è un paese buddhista. Non
voglio sentire che i fedeli buddhisti stiano combattendo tra loro come cani e lasciano che il
loro sangue scorra attraverso i sacri monasteri della nostra terra. Quindi, per favore,
abbandonate questa follia.
Alla fine, le regioni dell'inferno, i cieli, i mondi di Brahmã e il nibbãna garantiranno chi ha
ragione e chi ha torto, chi è virtuoso e chi è malvagio. Quindi non commettere l'errore di
pensare che state cadendo nell'inferno più profondo. Non crediate a quelle vostre opinioni
autorevoli, che si discostano così tanto dal Dhamma del Buddha, poiché le Terre del
Dhamma sono i paradisi e il nibbãna , che sono i domini di tutti gli individui virtuosi. Tali visioni
aberranti non faranno altro che trascinarvi al livello di mordere e abbaiare, portando così
incalcolabili rovine sulla vostra scia. Tali discorsi porteranno solo a un sanguinoso
combattimento di cani. Ricordatelo bene!

​Oggi ho spiegato tutto al meglio. Sono passati 53 anni da quando ho raggiunto quel

Supremo Dhamma. Oggi ho descritto quell'esperienza a vostro vantaggio. Mai contrastato,
mai frustrato, questo Dhamma è sempre nel giusto. Si esprime in un modo che si adatta
perfettamente a qualsiasi circostanza si presenti. Ad esempio, oggi si è espresso con una
tale forza che le lacrime di Achan Mahã Bua sono sgorgate per essere viste da tutti. Questa è
un'espressione di quanto sia davvero straordinario il Dhamma. Il Dhamma che insegno alle
persone è lo stesso straordinario Dhamma. Non insegno mai il Dhamma in modo casuale, insegno sempre con contezza.
Come ho spiegato molte volte, sono sempre stato propenso a sacrificare la mia vita per il
bene del Dhamma. Nessuno crederebbe a quanti sforzi ho messo nella pratica. Dal
momento che gli altri non hanno fatto ciò che ho fatto io, non possono immaginare lo sforzo
straordinario che ho fatto per conseguire questo Supremo Dhamma. Mi sono applicato,
e qui sono i risultati. Il che dimostra il potere della diligenza senza compromessi, quando
viene utilizzata per il bene del Dhamma. Più determinazione c’è, meglio è. Allora uno morirà
vittorioso, non gravemente sconfitto. Ricordatelo bene.
Associazione Abruzzese Buddhista Buddhadharma
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